Viviamo più a lungo; nella nostra società che invecchia è in continua crescita il numero di persone affette da demenza, crescono i bisogni, quelli dei malati e nondimeno quelli di chi li assiste; cresce il bisogno di non sentirsi soli. Persone fragili che nonostante la malattia mantengono una ricca affettività, ma sono sempre raggiungibili attraverso i canali emozionali. Non arrendiamoci alla distanza che le demenze creano fra chi ne è affetto e il mondo circostante, riconosciamo i segnali iniziali, manteniamo aperti i canali di comunicazione percorribili, rispettiamo fin dove possibile le scelte, la sofferenza e la dignità della persona malata. Riconoscere dignità al malato che perde la memoria vuol dire non appiattirlo su quest'unica definizione, ma dare valore ai suoi, a volte impalpabili ricordi, alle sue passioni e competenze. Prendiamoci sempre cura del malato e dei nostri cari, poiché anche nella demenza "non si è mai davvero senza mente". E tutti avrebbero diritto di guarire, se si può, ma soprattutto tutti e sempre hanno il diritto di essere curati al meglio. Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.