La storia, anzi le storie sono vere. Inventata è la modalità scelta per il loro racconto: la memoria di un'anziana signora che dopo un ictus non ha più contatti col mondo esterno. Il suo "racconto" incrocia la vita di suo padre con la propria. Suo padre è un pianista e compositore calabrese che nella seconda metà dell'800 si fa ammirare dalle corti di tutta Europa, conosce Garibaldi, Rossini e Liszt. Poi, tra i due secoli, è costretto a tornare a Cosenza per salvare (invano) la filanda di famiglia, e viene dimenticato. Si chiama Alfonso Rendano. La figlia ne ricostruisce la storia, che incrocia gli esiti infelici del Risorgimento per il Sud, i fasti della Belle Époque e la grande sfida musicale lanciata da Wagner. Nella sua memoria, questa storia è spesso interrotta da episodi della propria vita. Rivive la prigionia dei figli partigiani a via Tasso con Kappler. Ma rivive anche gli scherzi e gli allegri riti familiari. E tra un episodio e l'altro, ragiona su questo suo strano modo di sentire e vedere le cose, che a un certo punto subisce una misteriosa trasformazione.